Il “caso Ostia” sulla criminalità mafiosa che governa quel territorio, non è un “caso”nato ieri né l’altro ieri come qualcuno vorrebbe far credere. I clan non si stanno spartendo ora quel territorio perché questa operazione, in realtà, è stata già fatta molti anni fa e oggi forse è più corretto parlare di ricerca di nuovi equilibri all’interno di quel territorio ricorrendo a messaggi intimidatori, a  gambizzazioni, come già successo anni addietro. La situazione precaria sull’ordine pubblico e la sicurezza sul litorale romano era stata messa in buona evidenza in passato con  le due elaborate e puntuali relazioni redatte dall’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio. L’ultima di un anno  e mezzo fa. Anche questa, probabilmente, ignorata o poco letta ( non dico studiata) da chi aveva responsabilità pubbliche, sia amministrative che sulla sicurezza , di Ostia e dintorni. Oggi,quindi, dopo un periodo di commissariamento del municipio di Ostia, di elezioni amministrative fatte e di una operosa e seria classe politica locale che torni a prestare servizio nell’esclusivo interesse dei cittadini, non occorrono reparti speciali dell’esercito ( in questo senso anche le dichiarazioni odierne del Capo della Polizia Gabrielli) come qualcuno invoca ma semplicemente una presenza qualificata e adeguata di operatori delle forze di polizia che svolgano una efficace azione di prevenzione generale accompagnata da una robusta azione di contrasto. Occorre, soprattutto, ricreare fiducia tra la gente spesso intimidita dal diffuso clima di paura generato dai messaggi minatori e dalle violenze dei vari gruppi criminali. E’ necessario “bonificare” la cittadina da quella “zona grigia” ( per utilizzare una delle osservazioni fatte dal p.m. nel corso del processo contro i Fasciani nel gennaio 2015) “..composta  da figure professionali qualificate (bancari, commercialisti, esercenti le professioni sanitarie) non reattive in termini di legalità innanzi alla condotta dei Fasciani ai quali di fatto forniscono un consistente appoggio, spesso traendone personali vantaggi”. La sentenza del 30 gennaio 2015 emessa dal Tribunale di Roma contro Fasciani Carmine ed altri riconosce la mafiosità del sodalizio criminale riconducibile ai Fasciani ( un gruppo di origine abruzzese) in grado di realizzare “..un profondo inquinamento del territorio..” espressione di un fenomeno mafioso radicato ed incisivo…” che si è imposto ad Ostia “..spargendo terrore con attentati ed incendi”. Un sodalizio, aggiunge il Procuratore nazionale antimafia nella relazione del febbraio 2016 sulle attività svolte dalla DNAA, “..caratterizzato da una forte impronta familiare, operante sul litorale romano (..) che si era spartito, per quasi un ventennio, con la famiglia Triassi, la gestione degli affari criminali più lucrosi:l’usura, le estorsioni, il controllo di intere piazze di spaccio..”. I Triassi, i due fratelli Vito e Vincenzo, originari di Siculiana (Agrigento) ma residenti da almeno una ventina di anni a Ostia dove sono proprietari di palestre e gioiellerie, hanno sposato le figlie di Santo Caldarella condannato per associazione mafiosa con i più noti personaggi della mafia siciliana Pasquale Cuntrera e Alfonso Caruana, i grandi broker del narcotraffico internazionale, per anni attivi, soprattutto, in Venezuela. C’è, poi, la famiglia Spada, consorteria di origine nomade, imparentata con il clan Casamonica e ben radicata nel territorio che,dopo un periodo di interazione con i Fasciani, data la “..sua significativa disponibilità nel commettere reati cosiddetti di “manovalanza..(..) sta sostituendo il potere già detenuto dalla famiglia Fasciani (alcuni, nel frattempo, sono stati arrestati) con la quale era alleata”. Le recenti gambizzazioni in una pizzeria nel centro di Ostia di due uomini, uno dei quali legato agli Spada e i colpi di pistola esplosi nottetempo contro la porta dell’abitazione di Silvano Spada ( cugino di Roberto, in carcere per aver colpito con una testata un giornalista della RAI), sono segnali di forti frizioni tra i due gruppi malavitosi e di tentativi di riposizionamento nei rapporti di forza su Ostia. Uno scenario criminale di questo municipio complesso in cui si trovano anche altre famiglie (Casamonica, Di Silvio di Guglielmo, Di Rocco, Spinelli) collegate tra di loro sulla base di forti rapporti fra capostipiti e di matrimoni celebrati fra appartenenti alle varie famiglie e che potrebbero schierarsi a favore di uno o  dell’altro clan con problemi seri per l’ordine e la sicurezza di Ostia che vorrebbe tornare alla antica tranquillità che si viveva negli anni Sessanta del secolo scorso.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).