L’azione di contrasto al traffico/spaccio di sostanze stupefacenti deve imboccare altre strade se si vuole, realmente,  non dico debellare il fenomeno (quasi impossibile farlo), ma almeno riuscire a contenerlo entro limiti di tollerabilità. Non si tratta certo di adottare l’inutile sistema iraniano, pena di morte per i narcotrafficanti (proprio in questi ultimi giorni è stata alzata la soglia che prevede la pena capitale per la detenzione di due chilogrammi per la cocaina e di 50kg per oppio e marjiuana) o quello ancor più sbrigativo vigente nelle Filippine, dove il presidente Duterte ha creato formazioni militari ( lui in testa) per eliminare fisicamente gli spacciatori. In entrambe le situazioni, del resto, il commercio delle droghe prosegue e, magari, fa anche comodo a qualche esponente politico ( aspetto che, in genere, emerge sempre successivamente). Anche la Cina è alle prese con il fenomeno dello spaccio e della tossicodipendenza sempre più diffusi e, se la detenzione di droga è considerata come reato amministrativo, la punizione è piuttosto severa perché, oltre ad una multa e ad un “detenzione amministrativa” fino a 15 giorni, la polizia può inviare coloro che sono ritenuti tossicodipendenti in un centro di disintossicazione obbligatoria per un periodo massimo di tre anni. A discrezione, poi, sempre della polizia, senza alcun intervento di un giudice,si possono aggiungere altri tre anni di “detenzione” per la cosiddetta “riabilitazione alla comunità”.   

Dalle nostre parti il commercio e lo spaccio degli stupefacenti non conoscono sosta e, in qualche caso, sono diventate le attività lavorative per chi non riesce a trovare un’occupazione. Depenalizzare la produzione e la vendita delle droghe impropriamente definite leggere, come sostiene la DNA e qualche magistrato ( per ultimo il pm di Napoli Henry John Woodcook sul Corriere del Mezzogiorno- Napoli e Campania, del 12 gennaio scorso) perché il proibizionismo è fallito, non credo possa essere la soluzione del (complesso) problema. Forse un’ attività seria e sistematica di prevenzione primaria e di informazione in tutte le scuole avrebbe potuto (potrebbe) migliorare la situazione. Continuano, nel frattempo, le attività di spaccio, alcune delle quali lasciano davvero sconcertati per le modalità e le persone che le praticano.  Uno degli ultimi fatti risale al 10 gennaio scorso con un trentenne sorpreso, a Bergamo, con due etti di marijuana da piazzare che, processato per direttissima, davanti al giudice ha dichiarato di essere stato cacciato di casa dai genitori e non avendo lavoro ha pensato di spacciare per “tirare avanti”. Abbiamo più volte sottolineato il serio pericolo che sta vivendo il nostro paese, per un processo di narcotizzazione che si è andato espandendo sempre di più, fino ad investire una folta schiera di giovani e giovanissimi come assuntori e spacciatori e un certo numero di “insospettabili”. Anche qui è emblematico l’ultimo episodio, del 9 gennaio scorso, di un sedicenne arrestato a Savona dagli agenti della polizia di stato mentre  rientrava da Milano dove era andato a rifornirsi di 200 grammi tra hashish e marijuana da vendere ai coetanei.

Qualche giorno prima, il 6 gennaio, a Genova, le manette erano state messe ad un giovane universitario trovato con 60grammi di hashish e l’occorrente per confezionare dosi mentre poche ore prima, sempre la polizia aveva arrestato un disoccupato quarantatreenne di Pegli per la detenzione di oltre 3 kg di hashish già confezionati per circa 20mila dosi. Un impegno (più volte l’abbiamo indicata come la fatica di Sisifo) quello delle forze di polizia che prosegue nel generale disinteresse non solo di una classe politica affaccendata nella penosa campagna elettorale ( dove il  tema della sicurezza pubblica non viene neanche accennato se non con riferimento all’immigrazione) ma anche di una opinione pubblica che sembra aver relegato il “problema droghe” in un angolo nascosto  della memoria. Così non desta più grande attenzione mediatica la situazione di spaccio e di violenza che caratterizza, quotidianamente, la stazione Centrale di Milano, né il sequestro nel porto di Palermo, di un camion imbottito di cocaina (10kg) guidato da un trentanovenne di Bagheria, appena sbarcato proveniente da Napoli, né l’arresto, a Firenze,  di un marocchino, già arrestato più volte per spaccio, con due chilogrammi di cocaina  né ( ancora per la cocaina, un chilogrammo), l’operazione della squadra mobile di Teramo che ha portato all’arresto di un italiano ad Alba Adriatica.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).