Sul tema della sicurezza pubblica in Italia vengono date diverse interpretazioni, in parte basandosi sui dati relativi all’andamento della delittuosità elaborati di norma a fine anno dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministro dell’Interno, in parte da attenti osservatori e analisti della sicurezza. Ci sono, poi, interessanti valutazioni di carattere sociologico ( sempre stimolanti quelle di Maurizio Fiasco) sui fenomeni della devianza in generale e su alcuni punti della criminalità riportate ogni anno su alcuni importanti quotidiani nazionali. Ci sono, infine, le dichiarazioni fatte dai vertici politici della sicurezza e, in sede locale, dalle singole autorità di pubblica sicurezza e dai responsabili delle forze di polizia che, in generale, sottolineano la diminuzione dei reati rilevata nel corso dell’anno evidenziando l’aumento del numero di persone denunciate e gli arresti fatti.

Ora, come più volte ho avuto modo di scrivere, la diminuzione dei delitti non indica affatto un decremento reale della delittuosità per il motivo, più volte richiamato, che molti non denunciano più e molti delitti, quelli tentati, anche se denunciati non vengono inseriti, a parte gli omicidi, nelle statistiche. Insomma, da un lato, quello istituzionale per intenderci, il tentativo (comprensibile sotto certi aspetti) di rassicurare l’opinione pubblica che l’azione preventiva e repressiva statale funziona, dall’altro una martellante cronaca quotidiana di fatti gravissimi di violenza e di razzie che allarmano i cittadini spingendoli, in molti casi, in molte città ad organizzarsi in quelle che vengono sinteticamente chiamati comitati di vigilanza, di vicinato, ronde. E tuttavia la situazione anche in questo scorcio dei 2018, così come viene illustrata, con fatti reali, da molti giornali non è affatto tranquillizzante.

Anzi. E tra le notizie di cronaca più preoccupanti vogliamo citarne solo alcune per avere un chiaro riferimento alla realtà di alcune città. Così, la Gazzetta di Potenza del 23 gennaio scorso, titola “Un’ondata di furti nel territorio”, la Nazione, sempre il 23 c.m., riferendosi ad Assisi, parla di “Emergenza furti” mentre  Il Messaggero-cronaca di Umbria parla di “Ladri scatenati durante il fine settimana” nella frazione di San Martino in Campo. E, sempre per rimanere in Umbria, a Città di Castello, “Ladri scatenati, dieci colpi in una sera” ( il Corriere dell’Umbria, del 21 gennaio). Ma bande di ladri e rapinatori sono continuamente in “viaggio” e così,  in pieno centro a Mestre, “Cinque case svaligiate in poche ore” il 18 gennaio con l’invito della Questura di Venezia a “chiudere le tapparelle quando uscite di casa”.

A Pesaro, con i “Furti non si salva nessuno” (Corriere dell’Adriatico del 18 gennaio) con incursioni, in poche ore, messe a segno in diversi quartieri della città e a Modena si parla di “incubo furti” ( Il Resto del Carlino del 18 gennaio), dopo sei incursioni in altrettante abitazioni. Boom di furti a Parma con ladri “acrobati” che svaligiano una decina di case (Gazzetta di Parma del 24 gennaio) ed il consiglio di cospargere di grasso tubi e grondaie dei palazzi. Violenze peggiori a Bari dove un giovane di 21 anni viene picchiato in casa per una rapina (La Gazzetta di Bari del 16 gennaio), a Palermo dove nel quartiere di Brancaccio, tre banditi fanno irruzione in una casa rapinando una coppia di anziani dopo averli legati alle sedie (il Giornale di Sicilia del 13 gennaio). Stessa violenza anche per due anziani sequestrati e rapinati nella loro abitazione tra Ferrara e Poggio Renatico (Il Resto del Carlino del 18 gennaio).

Ci sono, poi, fatti sconcertanti per la ripetitività con cui si manifestano come la  tabaccaia,a Pescara, rapinata sette volte in alcuni anni di attività (Il Centro del 16 gennaio)  o il terrore che i malviventi riescono ad incutere nella popolazione ed è il caso di Napoli dove bande di giovanissimi spadroneggiano “con modalità terroristiche” in alcuni quartieri (“La Repubblica-Napoli del 17 gennaio). Di fronte a questo scenario è muta la classe politica che nei programmi elettorali trascura il tema prioritario della sicurezza collettiva e quando lo fa (Movimento 5S) mette, al settimo punto, “sicurezza e legalità” parlando di “10mila nuove assunzioni nelle forze dell’ordine e due nuove carceri”. In realtà, ne servirebbero almeno il doppio per riportare gli organici di polizia di stato e carabinieri  alla situazione di un quarto di secolo fa e altrettante carceri per impedire che molta gente venga nel nostro “belpaese” sapendo che difficilmente si va in galera e, se ci si va, con facilità si riesce ad ottenere misure alternative ( arresti domiciliari, obbligo di firma presso un ufficio di polizia) che non impediscono di continuare a delinquere.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).