Siamo il paese dell’UE in cui si registra il maggior numero di trafficanti/spacciatori stranieri di stupefacenti, andati progressivamente aumentando negli anni di pari passo con gli incrementi di immigrati che si sono registrati in alcune comunità stanziali nel nostro paese e come risulta anche dalle denunce presentate all’a.g. dalle forze di polizia per delitti collegati alle droghe. Dal 2003, infatti, quando furono 8.189 gli stranieri segnalati alla magistratura ( il numero è sempre stato sotto la soglia di 10mila fino al 2006) si è passati ai 12.623 dell’anno passato, con il picco nel quinquennio avuto nel 2011 con 12.793. Negli ultimi cinque anni, poi (2012/2016), il numero degli stranieri denunciati in Italia per traffico illecito (art.73 del t.u.) e associazione finalizzata al traffico (art.74), ha rappresentato una percentuale che è oscillata dal 34,96% (2012) al 38,26% (2016) sul totale nazionale delle persone denunciate per droga ( dati estratti dalle relazioni annuali della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga-DCSA).

Tali dati appaiono particolarmente rilevanti ed evidenziano un coinvolgimento sempre maggiore nel narcotraffico di casa nostra dei gruppi criminali esogeni. Le considerazioni che hanno formulato gli analisti della DCSA nell’ultima relazione annuale sono sostanzialmente una “fotocopia” – e non poteva essere diversamente – di quelle degli ultimi anni in cui si poneva l’accento sui marocchini che rappresentano, mediamente, il 24% del totale degli stranieri denunciati, seguiti dai tunisini, dagli albanesi, dai nigeriani, gambiani e senegalesi. Un altro dato su cui riflettere riguarda l’età degli spacciatori/trafficanti che è risultata compresa, in buona misura, nella fascia di età compresa tra i 20 e i 34 anni.

I nigeriani, poi, insieme agli albanesi, marocchini e tunisini, sono quelli che risultano,negli anni, maggiormente coinvolti in associazioni dedite al traffico illecito. Che i sodalizi criminali nordafricani siano particolarmente attivi nel traffico-spaccio di stupefacenti ( oltre ad altre attività delinquenziali) sul territorio nazionale non è una grossa novità e lo va ripetendo, da qualche anno, sia la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNAA) che la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nei consueti rapporti semestrali in Parlamento ( ma qualcuno li legge, li analizza, prende qualche iniziativa di competenza?) sulle attività svolte e sui risultati conseguiti. Gruppi maghrebini con “una connotazione più articolata (…) un vero e proprio network, funzionale alla gestione delle molteplici attività di interesse, tra cui il contrabbando e il traffico di armi e di stupefacenti”. Ed è proprio su quest’ultima attività che si concentra l’analisi della DIA perché “forti di questa efficiente rete relazionale e tenuto conto che una delle rotte principali per l’importazione dello stupefacente in Europa percorre proprio alcuni paesi del Maghreb (Marocco, Tunisia e Algeria), le organizzazioni in parola sarebbero in grado di gestire l’intera filiera del traffico..”.

Insomma, entrati in punta di piedi, anni fa, nel nostro paese, dopo un periodo di osservazione accompagnata da qualche sporadica iniziativa di traffico/spaccio e proseguita,poi, nella ricerca di “spazi operativi” sul mercato degli stupefacenti, cellule della criminalità nordafricana hanno ormai raggiunto una buona autonomia nei rispettivi ambiti territoriali con i vertici di tali strutture rimasti tranquillamente nei paesi di origine. Ripetiamo, il mercato degli stupefacenti resta il terreno d’incontro privilegiato per queste associazioni criminali straniere che hanno sviluppato nel tempo “vere e proprie sinergie delinquenziali” con le mafie italiane assimilandone metodi e livelli organizzativi. Un processo mafiogeno in corso che non promette nulla di buono per la crescente importanza che vanno assumendo queste formazioni criminali centro africane caratterizzate da uno spiccato associazionismo e da connotazioni violente.).

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).