Ha ragione il Capo della Polizia Franco Gabrielli quando dice, con convinzione ma anche con amarezza, di vedere “..intorno a sé un Paese che sempre più sta perdendo credibilità soprattutto nelle sue istituzioni..” (dall’intervento ad Aversa nel convegno, di alcuni giorni fa, intitolato al giudice Rosario Livatino assassinato da un comando della mafia nel 1990). Istituzioni che vanno rivitalizzate, non distrutte, “cambiando le persone”. A cominciare da quelle istituzioni che debbono tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini, per esempio nel campo della prevenzione dalle droghe che è quello che,qui, ci interessa. Ambito nel quale, negli ultimi anni, si è fatto ben poco lasciando il campo ad iniziative sporadiche, singole, scoordinate. Con i tanti problemi che son venuti emergendo nel contesto di indagini di polizia e di inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolti nel traffico e nello spaccio degli stupefacenti giovani e meno giovani, studenti, famiglie e pensionati, malviventi e insospettabili, casalinghe e donne d’onore, appartenenti alle forze di polizia.

Forse, a livello politico, sarebbe quanto mai opportuno un tavolo di riflessione sul tema per trovare ragionevoli soluzioni su di un fenomeno criminale così rilevante e sui riflessi sociali che sta avendo. Intanto la cronaca locale quotidiana ci sommerge con episodi sconcertanti come quello, di pochi giorni fa, a Ferrara, quando i poliziotti della squadra mobile hanno arrestato un marocchino di 35 anni, in regola con il permesso di soggiorno, a spasso con la moglie e i due figli, di uno e due anni, con 12kg di hashish all’interno della sua autovettura. Nelle stesse ore, a Catania, la polizia eseguiva una ventina di ordinanze di custodia in carcere nei confronti di una banda di narcotrafficanti che non avevano esitato a sequestrare due persone ( ed anche un cane) per recuperare denaro da “cattivi pagatori” che non avevano onorato un debito per un carico di droga.

A Torino, invece, un episodio gravissimo che è indice della assoluta mancanza di timore e rispetto nei confronti delle forze di polizia. Un agente preso a calci e pugni da due spacciatori senegalesi ( entrambi con permesso di soggiorno per motivi umanitari), poi arrestati, che hanno addirittura tentato di eliminare un poliziotto impegnato nella perquisizione domiciliare, cercando di gettarlo giù dal balcone. Sempre più frequenti gli interventi di polizia con protagonisti, in senso negativo, i giovani. Così, a Lamezia Terme (Catanzaro), è finito in manette un giovane di 22 anni che aveva 75 grammi di marijuana preparata per  lo spaccio sotto il materasso e nell’armadio della camera da letto, mentre ad Atri (Teramo), gli agenti di polizia del locale Commissariato, nel corso di controlli di routine nelle scuole, denunciavano due giovanissimi studenti -spacciatori trovati con 29 grammi di hashish e un bilancino di precisione.

La passione di coltivare “erba” in un boschetto è costata una denuncia anche ad un diciannovenne di Gropada (Trieste), un piccolo paese di 300 abitanti, mentre  a Viterbo, finiva male per un diciassettenne del Burkina Faso pizzicato dai poliziotti a spacciare marijuana ad un minore “contattato” in piazza con un fischio ( pare che fosse il metodo adottato in altre circostanze dal pusher). Ed ancora due arresti, a Varese, questa volta una coppia di giovani nigerini, lei 22 anni e lui 20 ( richiedente asilo), per spaccio di marijuana in luoghi frequentati da studenti e bambini. Stupore e disperazione, infine, per i genitori di un sedicenne sorpreso, a Fermo, dalla polizia mentre tentava di vendere hashish agli studenti innanzi ad una scuola in zona Vigne Nuove.

Lo stesso stupore e amarezza che,probabilmente, hanno provato i colleghi del poliziotto di Tortoreto (Teramo), coinvolto, insieme ad altre persone (tra cui un carabiniere) in un giro di cocaina sulla costa abruzzese e per questo destinatario di una misura cautelare da parte della magistratura. Sconcerto, infine, per la droga, oltre 400 grammi marijuana e hashish, rinvenuta dalla polizia nel palazzo comunale di Cassino (Frosinone), occultati in un borsello in un angolo dell’edificio. Un parziale resoconto soltanto di questi primi cinque giorni di un mese che si annuncia, come sempre, sorprendente e preoccupante per il dilagare di droghe e per un clima di violenza che spesso l’accompagna.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).