Dall’argento del Potosì, estratto dai colonizzatori spagnoli a partire dal secolo XVI, derivarono, alla Bolivia, soltanto guai. Il Paese fu dissanguato da quella sua ricchezza, mentre è rimasta ben radicata l’abitudine , che gli Spagnoli incrementarono ampiamente per tenere attivi ed efficienti gli operai delle miniere, di masticare le foglie di coca.

La Bolivia è tornata alla ribalta internazionale del narcotraffico dopo che, alcuni giorni fa, la Fuerza Especial de Lucha contra el Narcotrafico (FELCN),ha effettuato la più grande operazione antidroga nella storia del paese intercettando, nella zona di Oruro, 8,7 tonnellate di cocaina occultata in casse contenenti componenti per pavimenti in legno trasportate a bordo di un autocarro e destinate ai Paesi Bassi.

Pochi giorni dopo, migliaia di contadini boliviani hanno riempito molte piazze per celebrare la “Giornata dell’Acullico” l’atto del masticare le foglie di coca, la pianta considerata sacra dagli indigeni mentre cinque soldati impegnati nel contrasto al narcotraffico alla frontiera venivano uccisi in una imboscata.

Sempre attuale il problema della produzione massiva delle foglie di coca non destinate alla tradizionale masticazione (per questo uso si usa un tipo di pianta dalle foglie più minute coltivata prevalentemente nella zona di Los Yungas e di La Paz) ma al mercato delle sostanze illecite per il narcotraffico ( nelle zone del Chapare e di Potosì ci sono coltivazioni di coca a foglie grandi e spesse).

Nel dettaglio, come rileva nella relazione del 2023 la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA-Dipartimento della Pubblica Sicurezza), la coltivazione di piante di coca è risultata in crescita negli ultimi anni passando dai 25mila ettari del 2019, ai 29.400 del 2020 ai 30.500 del 2021.

In questa attività sono impegnate migliaia di persone, per lo più contadini, che nonostante la loro povertà sono anche consapevoli del danno sociale e morale che la droga comporta e sarebbero disponibili a cambiare coltura per un sussidio adeguato.

Non sono certo i contadini, come è noto, a ricavare lauti guadagni dalla coca: i prezzi al produttore non superano i 50 dollari al quintale e, al di sotto, dei 30 dollari, la coltivazione non sarebbe più remunerativa.

Eppure, il fatto di poter avere ben quattro raccolti l’anno, la relativa facilità e sicurezza della produzione, il basso reddito, sono fattori che continuano a rendere ancora appetibile tale attività per i contadini boliviani che, in alta percentuale vivono al di sotto della soglia di povertà (in Bolivia, su una superficie che è tre volte quella italiana vivono circa 10milioni di abitanti).

Stando ai dati ufficiali del governo boliviano, nel 2021, i sequestri di foglie di coca sono stati pari a 296ton. mentre quelli di cloridrato di cocaina sono stati di 7,8ton.; la produzione stimata potenziale di cocaina pura, secondo valutazioni statunitensi, sarebbe di circa 310 ton. annue destinata, in particolare, in Brasile, Paraguay e Argentina oppure verso l’Africa occidentale e l’Europa.

Consistente, dunque, la quantità di denaro sporco che circola nel paese e che deve essere “lavata”, resa legale, per poter essere goduta e investita dai trafficanti. Se non sappiamo molto sulle strutture e sul tipo di organizzazione che la criminalità di questo settore si è data, possiamo, però, dare uno sguardo alle tecniche, ai metodi, alle strade percorse dai narcotrafficanti per poter introdurre nei circuiti finanziari illegali i loro profitti.

Fino a qualche tempo fa il denaro era generalmente depositato in Svizzera, nei Caraibi o in altri paesi “sicuri”, oppure veniva inserito nella rete dei movimenti di capitale, utilizzato per transazioni o finanziamenti commerciali, investimenti in imprese, magari in fallimento, acquisto di prodotti di consumo, sia in Bolivia che all’estero.

Per esempio, si comperavano (in contanti attraverso banche compiacenti) beni immobili in altri paesi, Usa o Europa, per chiedere poi prestiti bancari garantiti da questi e aspettare che i beni stessi producessero reddito attraverso affitti o con la loro vendita.

Un altro sistema piuttosto diffuso era il commercio dell’oro, in lingotti o in minerale grezzo da raffinare. A livello di strutture criminali, scomparse le grandi organizzazioni di narcotrafficanti ( qualcosa di simile a quanto avvenuto diversi anni fa in Colombia con la scomparsa dei “cartelli” conseguente alla cattura dei capi storici del narcotraffico), si è costituita una buona rete di piccoli gruppi spesso legati da vincoli familiari che si spartiscono il mercato nel commercio della cocaina.

 

Per paoloberretta.com – Dott. Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto). 

 

 

Foto di Aryok Mateus da Pixabay