Il 2018 era iniziato da poche ore quando una motovedetta della Guardia di Finanza, in perlustrazione nel canale d’Otranto, ha intercettato, a poche miglia al largo di San Foca di Melendugno ( Lecce,) un gommone con 1.741kg di marijuana ( a bordo anche un kalashnikov e due caricatori con munizioni) proveniente, come sempre, dalle vicine coste albanesi. Tre gli scafisti albanesi,tutti venticinquenni, arrestati. E’ da questo paese che continuano a partire i carichi di “erba” diretti in Italia. A Lazarat, un paesino di circa 4mila abitanti a poco più di 200 chilometri da Tirana, il 90% delle famiglie vive coltivando piante di cannabis su circa 420 ettari di terreno per una produzione annua stimata di circa 900 tonnellate di prodotto. L’equivalente di circa 4 miliardi di euro. Intanto, in California, è iniziata, proprio il primo dell’anno, la vendita legale della marijuana per uso ricreativo e i pochi negozi autorizzati sono stati presi d’assalto sin dalle prime ore. Il grande affare della marijuana è, dunque, iniziato. In Italia la cannabis e i suoi derivati valgono i tre quarti del mercato clandestino degli stupefacenti con una spesa dei consumatori , stimati in circa 6 milioni, oscillante tra i 12 e i 24 miliardi di euro l’anno. Che si tratti di un grande business, in continua espansione, lo si può ricavare indirettamente anche dai dati (elaborati dalla DCSA) sui sequestri della marijuana operati annualmente dalle forze di polizia e dalle dogane che sono andati aumentando considerevolmente negli ultimi anni. Infatti, dai 4.985kg del 2006 si è passati ai 10.924kg del 2011 per arrivare ai 35.745kg del 2015, ai 41.648 del 2016 e agli oltre 80.000kg del 2017 (dato non stabilizzato e, comunque, record assoluto). I porti e le coste dell’Adriatico, in particolare pugliesi ( ma anche marchigiani, abruzzesi e romagnoli) restano quelli privilegiati, data la vicinanza con l’Albania, per i trasferimenti di grandi quantitativi di questa droga. Anche in questo caso sono significativi i sequestri avvenuti nel 2017 (tra parentesi quelli relativi al 2016): a Lecce circa 7.000kg (5.000kg), a Bari 4.617kg (5.131kg), a Brindisi 1.203kg (8.381kg), a Foggia  7.654kg (50kg). Se, per ora, l’Albania resta il grande rifornitore di marijuana del nostro paese, non si può non tener conto delle tante coltivazioni di cannabis individuate sul suolo italico negli ultimi anni, molte localizzate in Calabria, Sicilia e Sardegna laddove il terreno ha un buon livello di umidità, buone capacità nutritive e le temperature medie oscillano tra i 19 e i 25 gradi. Insomma le condizioni ideali per queste colture. Così, nei campi italiani, tra vigneti e uliveti, negli orti e nei giardini (anche nelle case) nel corso del 2017 sono state sequestrate e distrutte circa 400mila piante di cannabis ( erano state 464.723 nel 2016 mentre nel 2012 era stato raggiunto il record assoluto di 4.122.619 piante). Tutto questo mentre nella capitale spuntano punti di vendita della cannabis light, una marijuana con una percentuale di tetraidrocannabinolo (thc) inferiore allo 0,6% e in Abruzzo, nell’azienda agricola di Massa d’Albe, si allevano galline alimentandole con la canapa ed altre spezie con il risultato di ottenere uova a basso contenuto di colesterolo. Ci sono, poi, molti consumatori, soprattutto giovani, che preferiscono la  marijuana sintetica (spice), acquistabile con facilità sulla rete, interamente prodotta in laboratorio che ha un prezzo più basso di quella naturale ed è inodore. Uno scenario, alla fine, non proprio entusiasmante per la salute delle persone mentre aumentano sempre di più gli spacciatori, anche “insospettabili”.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).