Negli ultimi tre anni, il consumo di psicofarmaci in Italia è stato sostanzialmente stabile: lo comunica l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). «Le modifiche complessive sono poco rilevanti – commenta Emilio Sacchetti, Ordinario di Psichiatria all’Università degli Studi di Brescia, presidente del Corso di Laurea in Tecnica della riabilitazione psichiatrica e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria della medesima Università – e questo è abbastanza logico dato che le modifiche di questi comportamenti avvengono generalmente sul lungo periodo, a meno che non vi siano cambiamenti importanti nel servizio: la stabilità indica che il sistema tiene in modo corretto». 
Entrando nel dettaglio, i dati dell’Aifa portano a una stima di circa il 6% degli italiani che, nel 2017, hanno ricevuto almeno una prescrizione di antidepressivi. «È difficile dire se questo corrisponde a un utilizzo corretto – dice Sacchetti – perché negli ultimi dieci anni per gli antidepressivi c’è stato un ampliamento consistente delle indicazioni cliniche, ma occorre anche verificare se vengono sempre prescritti a chi ne ha davvero bisogno, perché i dati indicano che in tutto il mondo se ne fa un uso spesso scorretto.

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