Qualcuno vorrà spiegare al neo ministro dell’immigrazione (rectius dell’interno) Salvini, come la priorità del paese in tema di sicurezza pubblica (e di tutela della salute) sia, in particolare, quella connessa al narcotraffico e allo spaccio degli stupefacenti e, poi, quella del controllo dell’immigrazione clandestina, fatto in modo intelligente, osservando il diritto interno e comunitario, senza continuare a fare le “sparate” elettorali. Non per cacciare tutti gli stranieri che, sia pure irregolari, lavorano ancora come “badanti”, colf, braccianti, operai, talvolta sfruttati, o quelli che, faticosamente, hanno attraversato il mare fuggendo dalla fame, dalle persecuzioni e da conflitti, e che hanno il sacrosanto diritto di essere accolti, ma quelli che delinquono e che non ne vogliono sapere di osservare le nostre leggi.

E su quest’ultimo punto ci vorrebbe davvero particolare severità, per esempio con una legislazione sull’immigrazione meno “annacquata” e quella sugli stupefacenti meno blanda, perché la “manovalanza”, ma non solo questa, di spacciatori stranieri, in molti casi accolti e tutelati con il riconoscimento della protezione internazionale, è diventata insopportabile in molte città. Ed è una delle cause principali, forse la principale, delle preoccupazioni, delle irritazioni, di moltissimi cittadini. E’ pur vero, però, che il traffico di stupefacenti, gestito in prevalenza dalle mafie italiane, da il suo “contributo” al Pil e, insieme ai profitti, stimati, derivanti dalla prostituzione e dal contrabbando di sigarette, lo fa incrementare di circa un punto percentuale l’anno ( a far data dal 2014, momento in cui una direttiva dell’UE stabilì questa possibilità di conteggiare nella ricchezza di un paese quei profitti illegali).

Quindi, potrebbe esserci l’interesse politico a”chiudere” un occhio su queste attività, a dedicarsi ad altri ambiti criminali, per continuare a creare l’illusione che il paese è in crescita di quell’1,3% e che i segnali di ripresa ci sono. Trovo tutto poco convincente e provo, con alcuni dati alla mano, a fare qualche considerazione su come stanno andando gli “affari” italiani con il commercio delle droghe in questi primi cinque mesi del 2018 (fonte DCSA, dati elaborati l’11 giugno scorso), prendendo spunto anche da alcuni elementi di interesse contenuti nella recente (8 giugno) “Relazione europea sulla droga 2018-Tendenze e sviluppi” pubblicata dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA)che, come noto, ha sede a Lisbona. Il primo dato su cui riflettere è quello dei 2.008,553 kg di stupefacenti sequestrati dalle forze di polizia nel solo mese di maggio in tutto il territorio nazionale che rappresentano il valore più basso nell’ultimo anno e mezzo a fronte delle 3.087 persone denunciate all’a.g. per traffico e spaccio  che sono il valore più alto dello stesso arco temporale.

Così come le 2.094 operazioni antidroga del 2018 sono il numero più elevato dell’anno e confermano l’attenzione e l’impegno delle forze dell’ordine. Anche il numero di stranieri denunciati a maggio, 1.233, sono il numero mensile più alto degli ultimi cinque anni, un coinvolgimento, in particolare nello spaccio, che emerge ancor di più se consideriamo la media mensile registrata nel 2014 che era pari a circa 800 stranieri denunciati, aumentata a poco più di 900 nel 2017 e salita ancora in questi primi cinque mesi del 2018 a circa 1.100. Una situazione che, anche in questi ultimissimi giorni, sta creando comprensibili reazioni in molte città letteralmente assediate dai venditori di droghe. Molti, peraltro, stranieri “profughi” che hanno trovato accoglienza e riconoscimento del loro status nel nostro paese e che “contraccambiano” vigliaccamente spacciando droghe.

Così, a Modena, pochi giorni fa (il 14 giugno) la polizia ha arrestato dieci spacciatori tunisini che nei vari parchi cittadini piazzavano eroina, cocaina, marijuana. Nella stessa giornata, a Trento, sempre la polizia di stato, eseguiva una ventina di ordinanze di custodia in carcere nei confronti di altrettanti “profughi” nigeriani diventati abili commercianti di tutte le droghe sul mercato. La stessa destinazione (carcere) era toccata, il giorno prima, ad una decina di richiedenti asilo ospitati in centri di accoglienza al termine di una indagine condotta dalla polizia di L’Aquila, Avezzano e Sulmona, mentre a Gorizia, il 15 giugno, uno spacciatore gambiano veniva ammanettato all’interno del centro immigrati. Nei confronti di questa gente l’immediata espulsione dovrebbe essere la regola, superata ogni eccezione.

 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).