Narcotraffico in Veneto (con Belluno drug-free)

La  recente “retata” di Mestre (Venezia) di 25 spacciatori nigeriani (altri 16 sono ricercati) da parte della Polizia di Stato, è l’ultima conferma di quanto andiamo ripetendo da anni sulla sostanziale incontrollabilità del narcotraffico nel nostro paese (e in gran parte dei paesi UE). In Veneto, poi,quello che colpisce maggiormente esaminando i dati statistici, ormai consolidati, contenuti nella relazione annuale del 2017 (presentata alcuni giorni fa) della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga-DCSA sull’attività di contrasto svolta dalle forze di polizia e dalle dogane , è la seconda più alta percentuale (63%, come in Emilia Romagna e in Umbria) dopo la Toscana (66,39%), degli stranieri denunciati (1.230, un più 18% rispetto al 2016) rispetto alla media nazionale del 39,69%. Percentuali che superano il 50% anche in Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Lombardia per tornare al di sotto della media nazionale nelle Marche (38,50%) e nel Lazio (35,97%). I circa 14mila stranieri denunciati in ambito nazionale, di cui 10.122 i stato di arresto, sul totale di 35.190 persone, rappresentano ancora il 40% circa di tutti i denunciati per questi delitti collegati al narcotraffico. Un trend costante da alcuni anni.

La gran parte delle denunce (97,97%) nel Veneto ha riguardato il delitto di traffico/spaccio e solo il 2,03% quello dell’associazione finalizzata allo spaccio. Si tratta, dunque, di “manovalanza extracomunitaria” ( in prevalenza nigeriani, tunisini, albanesi) addetti alla diffusione capillare degli stupefacenti nelle diverse città, aspetto che, in realtà, emerge nella quasi totalità delle “piazze di spaccio nazionali” dove, oltre alle indicate etnie, operano anche marocchini, gambiani e senegalesi. In tutta la regione, il valore più basso degli stranieri denunciati si è avuto nel 2015 con 873 persone  mentre i sequestri complessivi di stupefacenti, 3.185,80kg (un più 96% rispetto al 2016) pongono il Veneto nella nona posizione a livello nazionale. Da rilevare il sequestro di 121,80kg di eroina, subito dopo il primato nazionale di 130,17kg della Lombardia, con la conferma del “..ritorno di questa sostanza sul mercato di consumo nazionale”.A Padova si è avuto il più consistente sequestro (71,10kg) di questa sostanza al cui abuso vengono imputati i casi di decessi che, in tutto il Veneto, sono stati 36 (il 12,24% del totale nazionale, il valore più alto del decennio) di cui 18 a Venezia e 6 a Vicenza. Nel decennio in tutta la regione si sono contati 258 morti per overdose. I 294 casi di morte per overdose del 2017 su tutto il territorio nazionale sono saliti del più 9,7% rispetto al 2016 invertendo un andamento decrescente negli ultimi dieci anni  e ciò è imputabile alla “impennata nei consumi di eroina”. Padova, inoltre,con i 440 stranieri denunciati all’a.g. sul totale di 576 persone ha raggiunto una delle più alte percentuali in Italia, il 76%, degli stranieri coinvolti nello spaccio. Ed ancora, Padova e provincia è prima nel numero di operazioni annuali antidroga (444) e nei sequestri di piante di cannabis(3.050), seguita da Treviso (1.545), Verona (1.092), Vicenza (303), Venezia (119), Rovigo (84) e Belluno (29). Quest’ultima provincia continua ad essere “drug-free” stando alle rilevazioni statistiche degli ultimi anni con modestissime quantità di droghe sequestrate ( nel 2017 appena 96grammi di cui 2g di cocaina, uno di eroina ed i restanti di marijuana) e la cosa appare davvero “stupefacente” e meritevole di approfondimento. Verona è la provincia che ha annotato il maggiore quantitativo di marijuana (1.931,19kg) e di cocaina (25.55kg) sequestrati mentre Venezia è in pole position per le pasticche di amfetamine tolte dal mercato (2.749). Una situazione generale di un fenomeno criminale  che anche a livello nazionale  richiederebbe ben altra attenzione di quella che continua a rilevarsi da parte della “nuova” classe dirigente politica.


Poco spazio per gli spacciatori stranieri in Campania

In Campania, tra i dati sul narcotraffico segnalati ella ultima relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) sulle attività nel contrasto svolte nel 2017, quelli più significativi  sono i 427 stranieri denunciati all’a.g. ( record del decennio)per traffico/spaccio e associazione finalizzata al traffico sul totale di 3.422 persone, i 760,04kg di marijuana sequestrati ( anche in questo caso record assoluto) e i 3.460,14kg di hashish (il valore più alto del decennio dopo quello, del 2009, di 4,247,79kg). Quanto agli stranieri va comunque subito precisato che si tratta di un valore decennale basso – soprattutto se raffrontato con altre regioni del nord Italia – con una incidenza percentuale, nelle singole province campane, di gran lunga inferiore alla media nazionale che è ancora attestata intorno al 40%. Così, a Napoli, sul totale di 2.058 persone denunciate , solo il 12% (241) sono risultate stranieri. Percentuali che salgono  al 15% e al 16% circa, rispettivamente, nelle province di Salerno e di Caserta mentre si abbassano notevolmente, al 6,7% e al 7,4% a Benevento e Avellino. Dunque, anche qui in Campania, spazi di “attività” ridotti per gli spacciatori stranieri che sono risultati, in prevalenza, gambiani (120), marocchini (61), nigeriani (57), ghanesi (23), albanesi (20). Va anche ricordato che, a livello nazionale, gli stranieri denunciati nel 2017 per traffico/spaccio e associazione sono stati 13.964, il valore più alto del decennio ( quello più basso, con 10.302, annotato nel 2015). Relativamente, poi, ai giovanissimi coinvolti nello spaccio, anche come semplici “trasportatori” di poche dosi, la Campania con 92 minorenni denunciati è al quinto posto nella graduatoria nazionale dopo la Lombardia (187 minorenni), il Lazio (170), il Piemonte ( 119) e la Sicilia(99). Se si fa riferimento ai minorenni denunciati nel solo capoluogo di regione, Napoli, con 62 giovani viene dopo Genova (81), Milano (77) Bari  e Torino (72). Sicuramente un serissimo problema questo dei minorenni spacciatori che dovrebbe preoccupare evidentemente non solo le istituzioni napoletane. Anche nei sequestri di stupefacenti, frutto di 2.264 operazioni antidroga svolte in tutta la regione (un più 8,22% rispetto al 2016), Napoli e provincia  hanno registrato i maggiori quantitativi con 2.788,26kg di cui 1.964kg di hashish, 661,23kg di marijuana, 96,37kg di cocaina  e 64,97kg di eroina. Salerno si è piazzata al secondo posto con 269,24kg di stupefacenti ma ha il duplice primato in regione per i sequestri di cocaina (121,95kg, in gran parte bloccati nel porto) e per quelli di droghe sintetiche – 3.500 pasticche di amfetamine sul totale nazionale di 21.533 – il terzo maggiore sequestro dopo le 5.550 dosi di Torino e le 5.293 di Roma. A conferma, inoltre, della particolare attenzione riservata al narcotraffico dalle forze dell’ordine napoletane, le 2.058 persone denunciate all’a.g. che pongono la città al terzo posto dopo Roma con 4.563 persone e Milano con 2.234. Gli oltre 250kg di stupefacenti sequestrati a Napoli in questi primi cinque mesi del 2018 testimoniano l’impegno di poliziotti e carabinieri per arginare un fenomeno che è diventato, negli anni, incontrollabile. Napoli, infine, è stata la città campana dove è stato censito il maggior numero (13) di decessi per overdose sul totale in regione di 22 (il valore più alto si è avuto nel 2008 con 71 morti per abuso di droghe).


Cocaina e coltivazioni di cannabis: vanno bene gli “affari” in Calabria ( e nel sud Italia)

Nel 2017, Reggio Calabria, ha conseguito, ancora una volta, il primato nazionale nei sequestri di cocaina con 1.915,23kg, il picco più alto del decennio dopo quello del 2012 con 2.131,22kg, sul totale nazionale di 4.014,18kg, attività effettuata quasi intermante nel porto di Gioia Tauro che “..oltre ad essere situato in un’area ad alto indice di criminalità mafiosa, presenta le caratteristiche ideali del porto di transito, c.d. transshipment” (cfr. la Relazione annuale della DCSA, 2017). Ma non solo. Il capoluogo calabro ha ottenuto anche il record nei sequestri di marijuana con 2.280,32kg sul totale in regione di 2.626,96kg. Poca l’eroina intercettata(31grammi), poca la resina di cannabis ( 111,95kg di hashish), boom con le coltivazioni di piante di cannabis in tutta la regione con il record decennale di sequestri,107.992 (un incremento del 128,92% rispetto al 2016) di cui 68.755 piante solo nella provincia di Reggio Calabria seguita da Vibo Valentia con 29.801. Difficile non pensare alla supervisione della ‘ndrangheta in un settore del narcotraffico diventato sempre più redditizio nel sud Italia e nelle isole dove sono state localizzate l’85,27% delle 265.635 piante individuate  a livello nazionale nel 2017. Coltivazioni di “casa nostra” che vanno a gonfie vele anche nel 2018 come dimostrano i dati, in fase di consolidamento, dei primi sei mesi, elaborati l’11 luglio con i meticolosi rapporti mensili della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) che indicano già in 179.443 le piante sequestrate dalle forze di polizia nelle province del sud e isole, con le 99.921 piante di Vibo Valentia, le 12.891 di Reggio Calabria ( per un totale nel 2018 di 20.839), 6.752 a Napoli, 3.100 a Foggia, 2.474 a Catanzaro,2.075 a Caserta, 1.779 a Barletta/Trani. E si tratta, lo ricordiamo, soltanto di quote modeste rispetto ai valori stimati e sufficientemente attendibili delle reali colture nel paese. La marijuana, d’altronde, è un investimento particolarmente redditizio per la criminalità del narcotraffico ma anche per molti cittadini, spesso insospettabili, che pensano di arrotondare stipendi o magre pensioni coltivando tra le mura domestiche ( in casa, nei giardini, negli orti) piante di cannabis i cui semi costano “quattro soldi” ma che fruttano molto bene, per ogni pianta ( mediamente, almeno più di duecento euro). Sul totale regionale delle persone denunciate, 1.159 ( tra cui 83 donne e 22 minori) 94 sono risultati stranieri (circa l’8%), in prevalenza albanesi (25), gambiani 11), marocchini (9), che, comunque, hanno rappresentato il numero più alto del decennio. Tra queste nazionalità, quella dei gambiani è stata quella che, a livello nazionale, ha registrato il maggior incremento di spacciatori denunciati (1.259) rispetto al 2016 e cioè un più 47,08% ,subito dopo vengono i nigeriani (1.689,con un incremento del 77,4%). Si tratta di gruppi, soprattutto i nigeriani, che hanno dato ( danno) seri problemi alle forze di polizia in diverse province e nei cui confronti continua ad esserci una speciale attenzione per le forme associative criminali che sono andate assumendo. In diversi casi, va anche ricordato, si è trattato di stranieri  riconosciuti come profughi e ai quali è stato concesso anche la protezione internazione o umanitaria. Soltanto tre, infine, i decessi nel 2017 attribuiti ad abuso di sostanze stupefacenti di cui due a Cosenza.


Narcotraffico in Puglia

Le 1.770 operazioni antidroga svolte in Puglia nel corso del 2017 dalle forze di polizia, rappresentano il valore più alto del decennio con un bilancio di 34.941,96kg di stupefacenti complessivamente tolti dal mercato illecito. E’ la relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) presentata alcuni giorni fa a riepilogare, con meticolosità, i dati nazionali sul contrasto al narcotraffico ( che non mi pare un fenomeno criminale che susciti particolare apprensione nel mondo della politica), evidenziando, tra l’altro, il record storico dei sequestri di marijuana, oltre 90 tonnellate (sul totale nazionale di poco più di 114ton complessivi di stupefacenti )di cui 33.744,75kg intercettate in Puglia (anche questo record assoluto). Nei primi cinque mesi del 2018, poi, sulla scorta di dati, non stabilizzati, estrapolati dai rapporti mensili pubblicati sul sito della Polizia di Stato, in Puglia sono state sequestrate già circa 3,6ton di marijuana ( sul totale nazionale di circa 9ton) in prevalenza nei porti di Brindisi e di Lecce. Si tratta, come si è avuto  modo di sottolineare più volte in passato, di quantitativi provenienti dalle estese coltivazioni di cannabis in Albania paese in cui “..i clan albanesi (..) hanno dimostrato crescenti capacità di gestione delle coltivazioni e dl traffico, utilizzando semi in grado di produrre piante a alta concentrazione di THC nonché metodi di occultamento delle piantagioni e di trasporto dello stupefacente verso le coste italiane in continua evoluzione”. Tenuto conto del prezzo medio, all’ingrosso, di un chilogrammo di marijuana, circa 2.100 euro,il controvalore dei sequestri del 2017 è di oltre 193 milioni di euro, somma che aumenta notevolmente se rapportata al prezzo, al minuto, della sostanza. Alla marijuana di produzione albanese si aggiunge quella italiana, non trascurabile, che è concentrata nelle regioni meridionali caratterizzate da condizioni climatiche favorevoli alla crescita della pianta. Cos’, in Puglia, nel 2017 sono state sequestrate 12.002 piante ( 1.036 già nei primi cinque mesi del 2018), in Calabria 107.992, in Sicilia 55.214, in Sardegna 21.671 ( in ambito nazionale 265.237 piante). I sequestri di hashish in regione sono stati di 1.096,43kg, il secondo valore più alto del decennio dopo quello del 2015 con 1.838,40kg. Costanti i sequestri di eroina negli ultimi due anni (54,96kg e 54,28kg, rispettivamente nel 2017 e 2016) con una media, negli otto anni antecedenti, di circa 100kg ogni anno (il picco nel 2010 con 183,29kg).I 43,8kg di cocaina rientrano nella media dei sequestri degli ultimi dieci anni escludendo il picco, inconsueto, di 578kg nel 2016. Le 2.076 persone denunciate in regione, il 92,15% per traffico/spaccio ed il restante 7,85% per associazione finalizzata al traffico, hanno registrato un decremento del 13,39% rispetto all’anno prima ma, ed è questo il dato regionale particolarmente significativo, soltanto 195 sono risultati gli stranieri coinvolti (in prevalenza albanesi, gambiani e marocchini). Insomma, contrariamente a quanto si registra in gran parte delle regioni italiane, in Puglia non viene lasciato molto spazio alla manovalanza degli spacciatori stranieri e così a Bari, su 819 persone denunciate all’a.g. soltanto 72 stranieri, a Brindisi su 240 gli stranieri sono stati 30,a Barletta/Trani 14 gli spacciatori stranieri sul totale di 209 denunciati, a Foggia 23 stranieri su 261, a Lecce 46 sul totale di 269 e a Taranto 10 su 268. Incidenze percentuali, dunque, molto basse, di gran lunga inferiori alla media nazionale di circa il 40%. 136,infine, le donne denunciate per spaccio (il valore più basso del decennio) mentre si sono avuti nove decessi provocati dall’abuso di sostanze stupefacenti di cui tre solo a Foggia.

In generale si può dire che il “fronte marino” pugliese rimane sempre quello più impegnativo per le forze di polizia territoriali impegnate nel contrasto al narcotraffico proveniente dalla vicina Albania con carichi sempre più ingenti di marijuana destinati ad un mercato italiano ed europeo sempre insaziabili.


Il narcotraffico in Sicilia

In Sicilia va sempre più diffondendosi l’abitudine di coltivazioni domestiche di piante di cannabis, spesso nascoste nei campi, tra i filari di pomodori, di vigneti, di uliveti. L’ultimo fatto risale all’11 luglio scorso,ad Acate (Ragusa) con gli agenti della Polizia di Stato che hanno arrestato due albanesi e due rumeni che avevano allestito una serra di marijuana destinata, pare, al mercato locale. Mercato che sembra “gradire” la marijuana prodotta in “casa” se si pensa ai consistenti sequestri effettuati in tutta l’isola nel corso del 2017: ben 55.214 piante ( il picco si ebbe nel 2011 con 925.836 piante) di cui 18.505 nella provincia di Caltanisetta, 14.397 in quella di Catania  e 9.520 a Siracusa . Anche nel 2018, nei primi cinque mesi, le forze di polizia hanno già sequestrato oltre 17milaa piante di cui 10.019 nel ragusano , 4.500 nella provincia nissena e 1.529 nella siracusana (dati, non stabilizzati, estrapolati dai rapporti mensili redatti dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga- Dipartimento della Pubblica Sicurezza). L’attenzione nella repressione al narcotraffico nella regione è ben evidenziata dalle 2.059 operazioni antidroga ( record decennale) effettuate nel corso del 2017, con le province di Palermo e di Catania che hanno registrato,rispettivamente, il 28,80% ed il 22,88% del totale delle operazioni. 3.030 le persone denunciate all’a.g., in gran parte per traffico/spaccio (2.689), di cui 354 stranieri (circa l’11%del totale dei denunciati), dato che sottolinea il poco “spazio” nell’isola riservato alla manovalanza straniera di spacciatori. Spazio che, invece, si sono ritagliate le donne se si pensa al dato assoluto delle denunciate, 199, che pongono la regione al quarto posto a livello nazionale dopo il Lazio (411 donne), la Campania (327), la Lombardia (248), regioni con una popolazione residente censita superiore a quella della Sicilia (la Lombardia addirittura il doppio). Palermo è in cima alla classifica regionale per i sequestri di stupefacenti 667,69kg in prevalenza hashish (564kg) ma anche 8,76kg di cocaina e 3,53kg di eroina. Il mercato delle droghe sintetiche non pare particolarmente attrattivo considerato che in tutta la regione sono state sequestrate soltanto 56 pasticche (una sola a Palermo). I maggiori quantitativi di marijuana sono stati intercettati nella provincia di Siracusa  (628kg), a Catania (517kg) e a Ragusa (458kg) città, quest’ultima, che ha rilevato anche il secondo maggior quantitativo di cocaina, 13,54kg dopo Catania con 30,54kg. I quattro decessi per overdose in tutta l’isola rappresentano il valore più basso del decennio ( il picco si ebbe nel 2011 con 31 morti). Gli “affari” del narcotraffico in Sicilia, dunque, proseguono su buoni livelli nonostante il consueto impegno nel contrasto che si rileva da tutte le forze di polizia e dalle dogane che già nei primi cinque mesi del 2018 hanno portato al sequestro, a Palermo, di oltre 3ton di stupefacenti, in gran parte marijuana, a Catania di oltre 420kg ( anche in questo caso in prevalenza marijuana),a Caltanisetta  di circa 215kg, a Messina di 130kg,a Siracusa di oltre 90kg.


La cannabis? Sin dai tempi di Hammurabi

Forse, tra qualche decennio o, probabilmente, molto più in avanti nel tempo, resteranno sbalorditi coloro che leggendo sulle droghe apprenderanno del lungo periodo di proibizionismo che contraddistinse la storia dell’uomo, tra il XX° e il XXI° secolo. Lo saranno sicuramente per quanto riguarda l’uso della cannabis. Un uso che lo ritroviamo, insieme a quello dell’alloro, della mirra, del mirto, della belladonna, del papavero, già ai tempi dei Babilonesi, con il re Hammurabi  che aveva imposto un Codice di regole tra cui alcune relative alla medicina e alla chirurgia, indicando rimedi a base di sostanze vegetali da utilizzare come decotti, infusi, fumigazioni (oggi diremmo come aerosol). L’uso ella canapa risalirebbe addirittura al 3000 a.C. mentre in un trattato di medicina cinese del primo secolo d.C. si affermava che “..la canapa adoperata in eccesso fa vedere mostri, ma se la si usa a lungo può far comunicare con gli spiriti e alleggerire il corpo”. In India, poi, anticamente, i sacerdoti presentavano la pianta come divina, proveniente nientemeno che dalla trasformazione di un pelo di Visnù e, quindi, fonte di vita, di gioia, di felicità. La ricerca di questi stati di benessere e di effetti euforizzanti, non è, peraltro, solo prerogativa dell’Homo Sapiens. Anche gli animali ricercano sostanze inebrianti come ci ricorda Henri Marangon nel suo interessante libro “Le stagioni degli dei” (Ed. Raffaello Cortina, 2001), citando gli elefanti barcollanti nella foresta tropicale dopo aver ingerito frutta fermentata per ottenere un po’ di sollievo dallo stress cui sono sottoposti per i pericoli che li minacciano continuamente. Ma, tornando al mondo di oggi, la realtà è ben diversa dai tempi antichi e nella guerra (persa) alla droga, iniziata oltre mezzo secolo fa, la marijuana è tra le sostanze proibite quella più richiesta in Italia e in molti altri paesi del mondo. Lo si deduce, in maniera netta, anche dalle grandi quantità sequestrate ogni anno in Italia dalle forze di polizia ( nel 2017, oltre 90tonnellate sul totale di poco più di 114 ton di stupefacenti). Lo confermano i sequestri di oltre 12ton di “maria” ( sul totale nazionale di oltre 33ton complessive di stupefacenti) già fatti nei primi sei mesi del 2018 (dati, provvisori, elaborati l’11 luglio scorso dalla DCSA) di cui oltre 3ton solo nel mese di giugno. Marijuana che continua ad arrivare dall’Albania  se si pensa alle 2,6 ton sequestrate lo scorso mese nelle acque internazionali che ci separano da quel paese. E’ in questo tratto di mare che anche nel 2017 vennero bloccati 8.857,72kg di marijuana ( il 31,4% del totale nazionale) oltre ai 3.302kg sequestrati nel porto e nelle acque antistanti Bari, ai 4.139kg di Foggia, ai 231kg di Otranto, ai 3.483kg nelle acque di Brindisi, ai 5.397kg di Lecce, per finire ai modesti quantitativi, 21kg, di San Benedetto sul Tronto (AP), di Ortona (CH) con 25kg, di Potenza Picena e Porto Recanati (MC)con 126kg. Questi ultimi approdi, oltretutto,  sono stati tentativi per creare nuovi punti di sbarco sulle coste adriatiche. I trafficanti albanesi, in questo settore, sono particolarmente abili e, naturalmente, quelli che risultano maggiormente denunciati (41 sul totale di 91 persone) in frontiera per traffico, ma con una presenza, non indifferente, 38, anche di cittadini dell’UE  tra cui 7 francesi, 6 svizzeri, 6 spagnoli.  Una domanda di marijuana che aumenta sempre di più, collegata anche ad un recente fenomeno di consumo di miscele vegetali composte da infiorescenze essiccate della canapa, a basso contenuto di THC. Un fenomeno particolarmente pericoloso secondo le osservazioni del Consiglio Superiore di Sanità e richiamato nella prefazione della ultima relazione annuale della DCSA sul contrasto al narcotraffico nel 2017 (presentata ai primi di luglio c.a.) che auspica un pronunciamento sul punto ” delle Autorità Sanitarie competenti” mentre Autorità giudiziaria e forze di polizia procedono ai controlli per verificare se “..tanto il consumo quanto la cessione a terzi possano trovare regolamentazione nella disciplina del Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti”. Aumentano, nel frattempo, le coltivazioni di cannabis, concentrate, in prevalenza, nelle regioni del sud Italia (nel 2018, alla data del 16 luglio scorso, già sequestrate quasi 200mila piante) dove, anche negli ultimi giorni , ne sono state scoperte tre, tutte in provincia di Reggio Calabria. Insomma, tira la marijuana di “casa nostra” sotto la vigilanza della mafia calabrese.


Il narcotraffico in Emilia Romagna

L’Emilia Romagna, nella distribuzione regionale delle morti per overdose,  con 34 decessi nel 2017, occupa la quarta posizione a livello nazionale, dopo la Toscana (43), il Lazio (37), il Veneto (36). A Bologna è stato registrato il maggior numero  di morti (9) per abuso di stupefacenti. Nel decennio la regione con 332 decessi è al terzo posto assoluto nella non invidiabile classifica, preceduta dal Lazio (512) e Campania (446). La disomogeneità dei dati relativi alle varie attività antidroga tra una regione e l’altra non significano, come ci ricorda la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCS) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza nella sua ultima relazione annuale del 2017 (presentata ai primi di luglio scorso) “..una maggiore o minore recrudescenza del problema in una determinata area geografica”. Sono diversi, infatti, i fattori che incidono sul numero delle operazioni antidroga, delle denunce e dei sequestri come, per esempio, la presenza nei vari territori di aree di frontiera aerea, marittima, di consolidati gruppi criminali (anche stranieri), la posizione strategica per il transito e lo stoccaggio di stupefacenti. E proprio in tema di sequestri l’Emilia Romagna è tra le regioni, con la Puglia e il Lazio, dove nel 2017 si sono avuti i valori più alti in assoluto: 15.366,42kg (un incremento del 918% rispetto al 2016) costituiti in prevalenza da marijuana (14.220kg), hashish (999kg), 88kg di cocaina e 54kg di eroina. La Puglia con 34.941,42kg sequestrati è in cima alla graduatoria nazionale e ciò dipende essenzialmente dai sempre più consistenti arrivi, su gommoni, di carichi di marijuana provenienti dall’Albania  (ben 33.744 i kg intercettati che avrebbero superato le 40ton con gli 8.857kg sequestrati nelle acque internazionali da unità navali della nostra Guardia di Finanza). Fatto sta che l’Emilia Romagna, con la Puglia, il Lazio e la Lombardia, sono le quattro regioni che incidono per oltre il 58% sul totale dei sequestri di stupefacenti del 2017 (114.588,60kg) in ambito nazionale. L’impegno nello specifico comparto delle forze di polizia emiliano romagnole si è concretizzato in 1.871 operazioni antidroga, il quinto valore più alto a livello nazionale dopo il Lazio, la Lombardia, la Campania e la Sicilia, con la denuncia all’a.g. di 2.397 persone (+1,91% rispetto al 2016) di cui 1.522 stranieri (oltre il 63%), 130 donne e 50 minorenni. L’incidenza degli stranieri denunciati per spaccio oscilla dal 78% circa di Bologna ( 543 stranieri sul totale di 688 denunciati), al 69% di Modena (180 stranieri su 258 denunciati), al 67% di Reggio Emilia (107 su 158 denunciati). L’unica provincia con la percentuale inferiore al 50% degli stranieri denunciati è risultata Forlì/Cesena (il 40% circa). La media nazionale sul punto, lo rammentiamo, è, da anni, di poco meno del 40%.

Se i maggiori quantitativi di sequestri di stupefacenti in regione si sono avuti a Parma (oltre 8mila kg di marijuana, carico in “transito” per altre destinazioni), a Ravenna  (oltre 2,5ton di “maria” approdate, nottetempo sulle coste) e a Ferrara (circa 2,2ton sempre di marijuana anche queste trasportate su gommoni provenienti dall’Albania), a Bologna si sono avuti i più consistenti sequestri di cocaina (48kg) e di eroina (31kg). Modena e Reggio Emilia , rispettivamente, con 343,96kg e 202,21kg di stupefacenti bloccati, occupano la seconda e terza posizione (ultima Piacenza con 29,04 kg sequestrati). Sorprende ancora Reggio Emilia nelle coltivazioni domestiche di piante di cannabis sequestrate, il più alto numero, 1.283, sul totale regionale di 5.755,seguita da Parma con 1.107 (ultima Piacenza con 39 piantine).

Continua l’illusione di poter arginare il fenomeno criminale del  narcotraffico con le sole forze di polizia mentre si continua a far pochissimo in tema di prevenzione, soprattutto nelle scuole e in una rivisitazione della legislazione sugli stupefacenti che, di fatto, con le modifiche degli anni passati, ha alimentato il cosiddetto “piccolo spaccio” e l’impunità degli addetti.


 

di Piero Innocenti
(Dirigente generale della Polizia di Stato a riposo, Questore in alcune importanti città italiane ha avuto una pluriennale esperienza nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga svolgendo anche servizio in Colombia come esperto).